Laboratorio di Counselling a Mediazione Artistica – prima presentazione lunedi 9 ottobre h. 20.30
IL LABORATORIO SI TERRA’ IN SEGUITO OGNI LUNEDI ALLE ORE 20.30
Un percorso di ri-connessione con i sensi a partire dal respiro e dall’ascolto sottile del corpo e dei propri stati interiori. Il mio approccio si basa sull’integrazione dei mie studi in psicologia, counselling e pratiche meditative con l’esperienza artistica. Alla riscoperta e integrazione di parti di sé sotterrate o dimenticate dandogli respiro, voce, movimento.
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Per approfondire:
Ciò che emerge dai percorsi di Counselling a mediazione artistica è la possibilità di alleviare condizioni di stress e problematiche esistenziali. Esternando le emozioni negative, fonte di disagio o sofferenza e acquisendo gradualmente la capacità di “guardarsi dall’esterno”.
La persona riesce così a uscire dagli schemi abituali e rassicuranti per fare i conti con i propri impulsi più forti e a volte violenti; apprendendo a osservarli e gestirli in modo creativo e non distruttivo.
Oltre a configurarsi come strumento elettivo per il lavoro con il bambino, questa possibilità di ampliare gli schemi con i quali l’individuo adulto si relaziona alla realtà, permette di entrare in contatto profondo con potenzialità spesso inespresse; di osservare ed osservarsi nell’atto di sperimentarle e concretizzarle, di eliminare tensioni e sciogliere conflitti.
“Fare arte” coinvolge l’individuo nella sua totalità mente-corpo, necessitando non solo di un investimento cognitivo, ma anche percettivo, sensoriale e motorio; legato più strettamente al processo.
Le tecniche di art therapy favoriscono la comunicazione di soma e psiche, creando tra questi due elementi, troppo spesso erroneamente scissi, un rapporto più equilibrato e fluido; in una parola, sano.
“Fare arte” nel senso di immergersi in un qualcosa di nuovo e creativo, stimola l’attivazione dell’emisfero destro del cervello, quello che governa la fantasia, l’intuizione, la comunicazione e i segnali corporei (pensiero analogico). Attualmente, e in particolare nel mondo occidentale, il pensiero analogico viene ampliamente sottostimato rispetto a quello logico-razionale, presieduto dall’emisfero sinistro.
Tuttavia necessitiamo dell’attività congiunta di entrambi gli emisferi, affinché si realizzi un sano adattamento alla realtà.
È grazie all’attivazione dell’emisfero destro che stimoliamo il cosiddetto “pensiero laterale”, il quale, come ben riassume De Bono, (medico, psicologo), “permette di riconoscere i criteri e le idee dominanti che di solito polarizzano la percezione di un problema, di cercare dunque modalità nuove di guardare ed operare sulla realtà, e quindi di rendere più flessibile il rigido controllo del pensiero logico-razionale e stimolare lo sviluppo della creatività.
Infine, “fare arte” necessita la conoscenza e l’utilizzo di un linguaggio simbolico e implica la stimolazione e il coinvolgimento di tutti i nostri sensi.
Ciò che proviamo si riflette nella nostra opera, qualsiasi sia il linguaggio artistico utilizzato. Quindi l’arte, attraverso il simbolo, diventa un riflesso del nostro mondo interno e del nostro modo di rapportarci alla realtà, sia Interna che esterna.
Permettendo il ricorso alle modalità infantili, ai più svariati registri sensoriali e comunicativi e stimolando la creatività, l’arteterapia si configura come uno strumento universalmente utile di espressione e regolazione emotiva, identificazione e gestione dei conflitti, miglioramento della relazione con sé stessi e il proprio corpo; incremento dell’autoconsapevolezza, dell’autostima e del senso di autoefficacia, affermazione di sé e della propria individualità; sviluppo di nuove strategie di comportamento e acquisizione di maggiori abilità relazionali e comunicative.
Ciò che mi sono più volte chiesta prima di iniziare il mio “viaggio” nell’arteterapia, (a cui mi sono avvicinata nel tentativo di coniugare la mia passione per la danza e per le arti in generale, con i miei studi di psicologia), è se esistono, e se sì “dove” sono, le convergenze possibili tra arte e terapia.
Ciò che ho compreso in quanto danzatrice da sempre e dopo l’esperienza di tirocinio in ospedale, il volontariato con la Cils, gli incontri di formazione, lo studio della letteratura, è che la comunicazione simbolica dei conflitti, attraverso linguaggi diversi da quello verbale, permette alla persona di esprimersi in modo più indiretto, di esporsi gradualmente; mostrando la propria immagine a sé stessi e all’altro, come riflessa in uno specchio, alla distanza giusta per essere osservata con un certo distacco.
Credo che il punto d’incontro tra questi due universi (quello dell’arte e quello della psicologia), risieda nello sforzo comune di esprimere e comunicare vissuti. L’opera, come frutto di una simbolizzazione, ci parla in qualche modo di noi, e corrisponde a un tentativo di “riparazione”, tramite la decostruzione e la ricomposizione di frammenti di vita significativi.
A cura di Claudia Silletti
Danzatrice, insegnante di Tango argentino, Counsellor a mediazione artistica laureata in Psicologia
Serata di presentazione gratuita: LUNEDI 9 OTTOBRE ore 20.30.
LA PRENOTAZIONE E’ OBBLIGATORIA.
Ti aspetto!
Info e prenotazioni: 3345763941
CLAUDIA SILLETTI
Danzatrice, insegnante di Tango argentino, Counsellor a mediazione artistica laureata in Psicologia con una tesi dal titolo “L’arteterapia: Tecniche, efficacia e attuali ambiti applicativi”.
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